FIRENZE (FI)
Quando abbiamo iniziato a raccontare l’avventura nella quale avevamo deciso di imbarcarci sono fioccati sguardi increduli, grida d’incitazione, pacche sulle spalle (un po’ di cordoglio, un po’ d’incoraggiamento), sospiri, sorrisi e… domande: tante, curiose, stupite.
Tra tutte, due sono state le più frequenti: “Come farete a sopravvivere vendendo libri oggi?” e “Come si chiamerà la libreria?”.
Alla prima domanda abbiamo inizialmente trovato svariate possibili risposte, dalla beffarda “Avremo un secondo lavoro!”, all’ottimistica “Il libro è un oggetto intramontabile!”, alla realistica “Già… boh…”.
Poi, dopo lunghe e approfondite riflessioni e analisi di mercato, ci siamo resi conto che l’unica risposta possibile, per quanto assolutamente non esaustiva, era un semplice “Ci impegneremo parecchio”.
E questo è quello che abbiamo iniziato a fare.
E questo è anche quello che ci ha permesso di trovare risposta alla seconda domanda, al nome da dare al tutto che avevamo in mente: ALZAIA, una parola che ci riporta un passo indietro nel tempo, ma che tende vigorosa in avanti. Una sua definizione è:
“Quella fune che attaccata all’albero dei navicelli serve a condurli per i fiumi contro corrente”
Abbiamo pensato alla nascente libreria come ad una barca che vuole andare in direzione contraria alle correnti ed ai canoni del momento. Via via che il progetto cresceva e che le nostre idee e speranze si infittivano si andava intrecciando la trama di una fune solida, che abbiamo iniziato a tirare, incespicando a tratti, per poi rialzarci, riprenderla e continuare a tirare.
Ed è qui che siamo ancora e che vogliamo essere: a tirare una fune che resista alle correnti e agli intoppi, insieme ad una Fondazione, la Fondazione Stensen, che ha ancora a cuore cultura e socialità; e insieme a tutti coloro ci aiuteranno a rafforzare e tirare questa fune, fosse anche per un piccolo tratto.